lunedì 26 settembre 2011

Addio a Sergio Bonelli papà di Zagor, Tex e mister No



Stamattina si è spento Sergio Bonelli. Era una delle colonne portanti del fumetto italiano, inteso come quell’artigianato impeccabile e invidiato in tutto il mondo, inteso come la fabbrica della fantasia, dell’intrattenimento efficace, a basso costo e popolare, e forse anche per questo sempre sulla cresta dell’onda. 
Una delle cose che diceva più spesso in pubblico era: "Io sono solo un correttore di bozze". Sergio leggeva tutto - e dico tutto - quello che pubblicava la sua casa editrice omonima. Dispensando consigli e senza lesinare critiche, bocciando e approvando, con la schiettezza che anche i lettori conoscono bene, quando scorrono le sue introduzioni alle nuove serie o i redazionali scritti di suo pugno. Sergio Bonelli era uno zio anziano ma saggio e vivace per il mondo del fumetto italiano, brillante e per certi versi conservatore allo stesso tempo, responsabile di innumerevoli avventure e personaggi che hanno segnato la storia della cultura (popolare e non) italiana. Ha inventato Zagor e Mister No, ha offerto un tetto e molto di più a Dylan Dog, Nathan Never o Martin Mystère, ha proseguito sulle orme del padre alle sceneggiature di Tex. Aveva un’idea ben chiara del fumetto, "Sergione". Forse non sempre condivisibile, forse non sempre al passo con i tempi, eppure, sempre di grande successo. Con tirature che se proporzionate alla popolazione non hanno pari in nessun’altra parte del mondo salvo forse Francia e Giappone. Mentre ci si arrabatta per favorire la cultura e la lettura, Tex aveva i suoi 400 mila lettori al mese, e seguivano Dylan Dog, Julia (molto letto tra il pubblico femminile, altro che manga) e tanti altri. Sergio Bonelli ha prestato il suo cognome a una casa editrice e a un formato, una scuola di pensiero e d’arte, patrocinando centinaia tra sceneggiatori e disegnatori, pronti a fare la storia del fumetto come lui ha fatto. O almeno, ce lo auguriamo.

di Marco Rizzo
fonte: L'unità

venerdì 23 settembre 2011

CARMEN CONSOLI E SUA MAESTÀ LA MUSICA POPOLARE


Ennesima serata di grande successo martedì 6 settembre per il “Settembre al borgo 41”, con Carmen Consoli e i maestri della musica popolare Puccio Castrogiovanni, Riccardo Tesi, Peppe Voltarelli, Francesco Barbaro e Alfio Antico. Un concerto-show sulle tradizioni della musica popolare, fatta di ritmiche, poesia, danze e racconti, come il volo della rondine che raccoglie le passioni del cantante, del compositore, e  come buon messaggero le consegna all’amata. La cantante catanese ha strappato gli applausi del pubblico e della giuria che a fine serata le ha consegnato il Triceronte, ovvero il premio della kermesse: infatti, da anni l’artista è impegnata nella ricerca e nel rilancio delle tradizioni della musica popolare attraverso gli insegnamenti di grandi maestri di fama internazionale, oltre che attraverso lo studio delle contaminazioni nel vasto panorama geografico musicale italiano. Artista completa, Carmen Consoli, ha cantato e incantato raccontando, con musica e parole, come noi oggi conosciamo, la musica delle nostre radici, attraverso il passaggio d’ascolto che nasceva sotto la corte di Federico II nel 1200 e arrivava ai giorni d’oggi con le feste e le sagre contadine.
Carmen, quest’evento non poteva essere palcoscenico migliore per la musica popolare, cosa ne pensi del festival?
“ Sono orgogliosa di esser qui dinanzi ad un pubblico stupendo, verrebbe voglia di non andarsene”.
Da dove nasce la tua passione per la musica popolare?
“Da siciliana sono sempre stata affascinata dalle tradizioni della mia terra, poi un giorno accadde che entrai in un negozio musicale e vidi con rammarico che grandi artisti di musica popolare, anche di fama internazionale, erano relegati in un angolo ed etichettati come musica regionale. E’ importante oggi recuperare la memoria. La società è sorda e la musica popolare rischia di finire relegata in qualche soffitta e dimenticata. Da lì, insieme ad Alfio (Alfio Antico, ndr) e ad altri maestri della musica popolare, abbiamo intrapreso questo viaggio all’interno delle tradizioni”.
Questa sera abbiamo ascoltato musica siciliana, salentina, calabrese, toscana, eppure si sente la mancanza di una tradizione, quella napoletana. Cosa ne pensi della contaminazione delle tradizioni?
“ La musica popolare è una questione di radici, di identità, di scale armoniche e di colori. Io credo nella contaminazione musicale che proviene dall’incontro dei popoli nella storia. E’ proprio attraverso quest’incontro che abbiamo oggi un vastissimo patrimonio artistico”.
Cosa ti lega alla nostra terra?
“L’unico legame è un progetto di partecipazione ad una precedente edizione di questo festival, nel 2006, che però non andò in porto. E così oggi eccomi qui, non potevo mancare”.
Il nostro paese è una miscellanea di culture e tradizioni. Credi che sia possibile racchiudere sotto lo stesso tetto l’intero panorama popolare italiano?
“Il nostro progetto oggi punta a riunire tutta la musica popolare, attraverso una riscoperta delle nostre tradizioni, cantandole e suonandole come si faceva un tempo”.
EMANUELE REPOLA

Questa è ancora Fortapasc


C'è un luogo della memoria che ancora oggi resta muto, si chiama Giancarlo Siani e porta la firma degli agguati di camorra, altra montagna di merda che riempie il nostro paese. 
Giancarlo, giornalista e ragazzo cresciuto con il sogno di fare la sua parte in questo mondo, denunciando i crimini e lo sporco che in quegli anni riempiva le strade di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, è oggi un solo numero incasellato nell'elenco dei tanti martiri/eroi che lo stato ha dimenticato abbandonandoli al loro destino. Lasciando che il sole si eclissasse alle loro spalle senza troppi complimenti. Per determinare i mandanti di Siani sono stati necessari 12 anni e 3 pentiti, e dal 1985, quando venne ammazzato nella sua auto, solo nel 1997 la seconda corte d'assise di Napoli condanna Lorenzo e Angelo Nuvoletta e Luigi Baccante nonché gli esecutori Ciro Cappuccio e Armando Del Core. La Cassazione ha dato sentenza nel 2003.
Qualche scuola, un paio film, targhe ricordo, e lo Stato crede di aver fatto il proprio dovere mentre i clan che continuano a gestire i traffici di droga, rifiuti e ogni ciclo economico della Terra InFelix campana. Sistematicamente merda entrambi. Questa è ancora Fortapasc. 
La società di oggi necessita una rifondazione totale, a partire dalla memoria di chi è stato abbandonato, come Giancarlo Siani, ragazzo, giornalista giornalista.

Emanuele Repola

giovedì 22 settembre 2011

Mia cara Italia


L’Italia è stata la patria dei grandi autori, d’artisti, della moda.
Un paese con una storia che ha fatto gola a tutti gli altri stati, lunga, complessa e travagliata. Un paesaggio bellissimo, un clima perfetto in ogni stagione, ogni città italiana è colma di monumenti, di storia e arte. Meta ambita da molti turisti, per il suo patrimonio culturale e naturale. Allora perché adesso siamo ridotti così? Si parla d’italiani rabbiosi, senza regole, maligni…il sole è tramontato per sempre sul nostro paese oppure c’è una speranza che possa risorgere? La fiducia c’è, perché nonostante ciò che si dice l’Italia rimane sempre il posto più bello e accogliente del mondo. Nonostante ci siano persone corrotte e immorali non, bisogna fare di tutta l'erba un fascio, il nostro paese è composto anche da persone che ogni giorno lavorano, studiano per se stessi e per la propria famiglia, essi trasmettono i veri valori alle successive generazioni, anche se in giro vediamo primeggiare non per meritocrazia, ma spesso la nostra società è stata accusata di seguire criteri “familiari” e si è fatto ricorso al termine di clientelismo. Questo aspetto grottesco non deve fermare coloro che credono nelle proprie capacità e non devono farsi scoraggiare, ma al contrario devono impegnarsi sempre di più giorno dopo giorno per imporsi e ottenere i propri obiettivi scegliendo la strada più complessa ma sicuramente migliore. Questo atteggiamento giusto può davvero risollevare l’Italia allontanando i malumori e lo scempio presente nel nostro bel paese, che non merita tutto questo.


Maryg Repola

venerdì 9 settembre 2011

Max Gazzé incanta Francolise


Ennesimo grande successo per l’estate musicale in provincia di Caserta, con Max Gazzé che ha incantato l’intera piazza di Francolise, presentando il suo nuovo album, “Quindi?”, davanti ad una platea di un migliaio di persone giunte da tutta la Provincia. L’artista romano si è scatenato insieme ai fan e il palco allestito è diventato un tutt’uno con la piazza gremita. Tutto questo perchè, come direbbe Max “una musica può fare!”
Momenti magici che solo le canzoni possono regalare, passando da Don’t give up to fight, a Seven nation Army, ma anche pezzi classici del suo repertorio come Annina o Una musica può fare, fino al singolo che lo ha portato in vetta alle classifiche, “Mentre dormi”.
Il rilancio della nostra terra, attraverso la fitta rete di eventi musicali, artistici, gastronomici, è il miglior modo di riportare in alto il nome di un’intero paese che risalta agli occhi per i soliti fatti di cronaca.
Emanuele Repola