domenica 1 maggio 2011

Per un Primo Maggio speciale






E' un Primo Maggio speciale quello di quest'anno, non solo per l'evento contemporaneo della Beatificazione di un Uomo, prima che di un Papa, che ha cambiato la storia del Novecento, né tanto meno per il 150° d'Italia. Quello del 2011 è un Primo Maggio speciale perchè mai come oggi c'è bisogna di tanta forza e corde vocali allenate per urlare e vomitare fuori tutta la propria rabbia verso un mondo del lavoro che è diventato come l'isola che non c'è, come un sogno, ma dove nella realtà le parole chiave sono diventate "precarietà", "co.co.pro.", "co.co.co.", dove i tagli al personale sono sempre più necessari per le tasche dei manager, e dove è fondamentale per le imprese trasferire le fabbriche all'estero per aumentare la produzione e diminuire i costi, comportando così disoccupazione e instabilità nel Bel Paese, e gli stessi operai non sono più i possibili acquirenti. E' tutto illogico, come le proposte di Fini di creare un nuovo contratto unico, che sia a tempo indeterminato, ma che lasci la possibilità all'impresa di licenziare quando creda. Come tagli alla ricerca. Come tutti i giovani che sono costretti a prepararsi lo zaino e lasciare casa per trovare fortuna fuori. Come le acclamazioni dei governi di più meritocrazia, e quando poi leggiamo sempre stessi nomi, o i nomi dei parenti, o i nomi degli amici, o nomi degli amici dei parenti. O come chi è costretto a rinunciare a farsi una famiglia per aspettare di "sistemarsi economicamente perché i soldi non fanno la felicità ma aiutano a vivere meglio", oppure perchè "non esiste più due cuori e una capanna".
E i sindacati? se esiste una giornata mondiale per il Lavoro e i Lavoratori, è proprio grazie ad un sindacato che negli Stati Uniti alla fine dell'800 si batté per avere le otto ore di lavoro. Oggi i sindacati si dividono, tentato di prendersi il merito di iniziative sterili attaccandosi l'un l'altro e senza mai ottenere un successo importante. Si inerpicano su dibattiti improponibili come l'apertura o la non apertura dei negozi nel giorno del 1° Maggio, e volendoli chiusi si lamentano poi di un'economia immobile. Litigano con l'unico partito che per il suo bacino elettorale potrebbe sostenerli. Tutto cambierà, il Primo Maggio è anche questo. Nel maghreb, i giovani tunisini, egiziani, libici, siariani stanno muovendo una rivoluzione nata dalle coscienze stufe di dover vivere con la paura della precarietà. Smettiamo di riempirci la testa con televisioni che ci dicono che va tutto bene e che non bisogna temere nulla, non si tratta più soltanto delle battaglie operaie che hanno reso importante il nostro paese, non sono più soltanto gli sioperi del passato, ma soprattutto non è vero che il peggio è passato. Iniziamo a ribellarci, per riprenderci il nostro futuro, ma soprattutto, il nostro presente! 
Buon Primo Maggio



Emanuele Repola

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